In uno dei vari, saltuari tentativi di fare ordine tra i dossier e le documentazioni, mi è capitato quello riguardante l' “emigrazione”. Come tutte le specie animali anche l'umanità è da sempre dedita agli spostamenti e all'emigrazione: quella della nostra specie è stata sempre contrastata con forza e violenza; sempre è e fu fonte di conflitti durati anche secoli, sopiti ma non troncati.
Fenomeno di enorme rilievo, concernente in modo attivo o passivo (immigrazione) esso si manifesta in continenti e nazioni come “lotta” e come guerra civile talvolta. La storia dell'emigrazione coinvolge aspetti cruciali linguistici e sociali, coincide praticamente con la Storia con la esse maiuscola, quella degli eventi, quella che si studia a scuola come materia a sé stante. Conseguenza di questa pervasività
negli accadimenti umani, l'emigrazione – e il suo collegamento speculare l' “immigrazione” – è oggetto di un post in questo blog in quanto sia i Ragghianti che i Collobi sono famiglie coinvolte e partecipi di questi fenomeni reciproci di “emigrazione” e di “immigrazione”.
Dei genitori di Licia Collobi, infatti, il padre fu il 14° figlio (su 16) di Maria Clementi, una friulana italiofona delle valli del Natisone e di Menigo Golubic, uno sloveno degli stessi luoghi. Emigrato a Trieste imperial-regia divenne gerente della più importante stalla (oggi sarebbe Garage-Autorimessa) del porto principale dell'Impero asburgico. Ricordo di aver letto di questa stalla in una lettera indirizzata a Cavour, ancora dedito prevalentemente agli affari.