Carlo e Licia

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domenica 31 dicembre 2023

Marc Bloch. Un grande storico, un eroe del nostro tempo. C.L. Ragghianti traduce "L'esame di coscienza di un francese".

Data la situazione interna ed esterna della nostra sempre più povera Italia (precariamente in equilibrio su tutti i problemi) la pubblicazione del raro testo di Marc Bloch, tradotto nel lontano 1956 da Carlo L. Ragghianti, mi sembra opportuna ed utile.

Già, in proposito, nel fascicolo n.5, IV serie di "SeleArte" (p.1, inverno 1990; vedasi il post del 22 dicembre 2016) si legge: "Questo fascicolo realizza alle pp. 7-31 un progetto ancora indefinito di Carlo L. Ragghianti, il quale in un appunto (degli anni 60?) – che riproduciamo in calce – organizzò scritti editi ed inediti evidentemente in vista di una pubblicazione in opuscolo o in volumetto a sé stante o come parte di un libro non portato a termine".




Gli scritti di Etica e politica, di cui qui sopra si vede la riproduzione dell'indice iniziale tracciato per mano di C.L.R., non ebbe conclusione e seguito. Delle pagine di Marc Bloch fu pubblicato soltanto l'introduzione di mio padre, mentre l'importante e toccante studio di Bloch restò ancora nel 1990 confinato nella sede originale, la rivista "Itinerari", introvabile.

Per documentazione rendo nota l'inedita corrispondenza tra il direttore della rivista Francesco Cesare Rossi e C.L.R. e lo scambio di lettere al riguardo tra Gaetano Salvemini e mio padre.

Aggiungo, infine, radunate col titolo di Testimonianze, una breve raccolta di interventi pertinenti lo storico Bloch e la sua opera L'étrange défaite/La strana disfatta (scritta nel 1940) all'interno della quale ha pubblicato il capitolo L'esame di coscienza di un francese.

Si tratta – riportati in ordine cronologico – delle testimonianze sull'amico Bloch, di Georges Altman (1901-1960, già comunista, resistente con il nome di battaglia di Chabot nel gruppo "Franc-Tireur") edita nell'edizione 1957 di L'étrange défaite (Armand Colin, Paris); poi dell'articolo di Giorgio Granata, oggi ignorato già storico e Bibliotecario del Senato a Roma, Il mulino ad acqua ("Il Mondo", 5 maggio 1959).

Seguono: da "Il giornale" di Montanelli l'articolo del mio collega studente di Università e poi importante studioso e docente Franco Cardini (n. 1940) Marc Bloch il taumaturgo della storia (Milano, 5 luglio 1986); la pagina da "La stampa" (Torino, 24 marzo 1990) con Vita di Marc Bloch di Giulia Ajmone Marsan (n. 1955, scrittrice e giornalista) e la testimonianza di Sony Labon Tansi (1947-1995, scrittore e regista congolese).

Ricordando che questi estratti sono indicativi di una realtà ben più vasta, riporto – sempre del 1990 – dal mensile "Lire", all'epoca diffusissimo in Francia – la notizia dell'edizione tascabile di L'étrange défaite.

Su "L'Espresso" (9 settembre 1994) Gianni Corbi (1926-2001) recensisce la raccolta di scritti di Bloch edita col titolo Guerra e false notizie (argomento oggi di grande e dibattuta attualità). Ancora su "Lire" (ottobre 1994) Alain-Gérard Slama (n. 1942) relaziona sulla corrispondenza (1928-1933) intercorsa tra gli importanti storici francesi Marc Bloch e Lucien Febvre (1928-1993).

Chiude questa essenziale panoramica la recensione che l'illustre storico Massimo L. Salvadori (1936) scrisse ("La Stampa", 10 aprile 1995) per l'edizione Einaudi di La strana disfatta e conclusa con l'asserzione convincente: "Marc Bloch. Un grande storico, un eroe del nostro tempo".

F.R. (15 novembre 2023)

martedì 26 dicembre 2023

Arte moderna in Italia 1915-1935 – Testi critici, 29/VI. Raffaele Monti (SOFFICI, GIORGI)

 


    


Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020.
21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI). 21 gennaio 2021.
22. CORRADO MALTESE (GERARDI). 4 marzo 2021.
23. FRANCO MANCINI (PANSINI, NOTTE, BRESCIANI, CRISCONIO, CIARDO, GATTO, VITI).  3 aprile 2021.
24. GIUSEPPE MARCHIORI, 1 (ROSSI, LICINI). 3 maggio 2021.
25. GIUSEPPE MARCHIORI, 2 (SEVERINI, SPAZZAPAN). 28 maggio 2021.
26. MICHELANGELO MASCIOTTA, 1 (LEGA, VENNA LANDSMANN, CALIGIANI, COLACICCHI). 7 giugno 2021.
27. MICHELANGELO MASCIOTTA, 2. (DE PISIS, PEYRON, LEVASTI, CAPOCCHINI). 18 giugno 2021.
28. GIAN LORENZO MELLINI. (VITTORINI, SALIETTI, SANI, DE JURCO, BUGIANI). 23 luglio 2021.
29. RAFFAELE MONTI (CAPPIELLO, CHINI). 14 novembre 2022
29/II. RAFFAELE MONTI (GHIGLIA, MULLER). 24 gennaio 2023
29/III. RAFFAELE MONTI (NOMELLINI). 7 ottobre 2023
29/IV. RAFFAELE MONTI (SFORNI, CIACELLI, OPPO). 19 ottobre 2023
29/V. RAFFAELE  MONTI (DE WITT) 25 novembre 2023
30. ALESSANDRO PARRONCHI (CARLINI, MOSES LEVY). 14 settembre 2021
31. GIACINTO NUDI. (RAFFAELE CASTELLO). 16 agosto 2021.
32. GUIDO PEROCCO (CADORIN, MARTINI, MOGGIOLI, PELLIS), 1. 23 ottobre 2021
32bis. GUIDO PEROCCO (ZECCHIN, CAVAGLIERI, GARBARI, CAGNACCIO DI S. PIETRO), 2. 6 novembre 2021
33. AGNOLDOMENICO PICA (DEPERO, BOLAFFIO, MARTINI, SIRONI, D'ALBISOLA, GHIRINGHELLI, USELLINI). 16 dicembre 2021
34. ATTILIO PODESTA' (MERELLO, RAMBALDI, SACCOROTTI). 24 gennaio 2022
35. GIUSEPPE RAIMONDI (ROMAGNOLI, BERTOCCHI, COLLIVA, CORAZZA) con Appendice 1946, del 16 febbraio 2022. 13 febbraio 2022
36.  MARIO RIVOSECCHI(RICCARDI). 8 marzo 2022
37. MARIO ROSCI(BONFANTINI). 14 marzo 2022
38. PIER CARLO SANTINI (ROSAI) 1. 17 aprile 2022
39. PIER CARLO SANTINI (SOLDATI) 2. 22 aprile 2022
40. ALBERTO SARTORIS (PETTORUTI, BADIALI, RADICE, REGGIANI, RHO). 24 maggio 2022
41. GIUSEPPE SPROVIERI (DE ANGELIS). 18 giugno 2022
42. ANTONELLO TROMBADORI, 1 (DONGHI, CERACCHINI). 13 luglio 2022
43. ANTONELLO TROMBADORI, 2 (GUZZI, STRADONE, RAPHAEL MAFAI, ZIVERI). 23 luglio 2022
44. MARCO VALSECCHI (CORSI, DE GRADA). 22 settembre 2022.
45. MARCO VALSECCHI, 2 (TOSI, TOZZI, BREVEGLIERI). 27 settembre 2022



mercoledì 20 dicembre 2023

Disegno di Liberazione, 6 - Appendice. Il Partito d'Azione, il suo programma e la sua storia.

Postazione con tutti i testi delle 3 edizioni del libro.

Questo saggio, pubblicato nell'edizione del 1962 (Nistri-Lischi), fu scritto nel 1950. Il Partito d'Azione, il suo programma, la sua storia (pp.288-355) credo che, almeno per certi versi, sia "il lavoro più circostanziato e ricco di documenti sulla formazione e la vicenda, in specie tra il 1935 e il 1943, di tale organizzazione politica". 

Nell'"esemplare dell'Autore" del libro, conservato nell'Archivio della Fondazione Centro Studi sull'Arte Licia e Carlo L. Ragghianti di Lucca, lungo l'intero testo a stampa si trovano annotazioni a matita autografe di Carlo L. Ragghianti. Così anche per quanto riguarda la postazione successiva (n.7) del libro su questo blog. 



Appendice

sabato 9 dicembre 2023

Nino Tirinnanzi – Ritratti per “Criterio” editi nel centenario (1923-2023)

Indice
  • Nota Redazionale
  • Un corpus di disegni di Nino Tirinnanzi
  • 67 disegni inediti per "Criterio"
  • Donazione di 50 disegni alla Fondazione Ragghianti
  • Un disegno, un'incisione e due disegni estemporanei
  • Presentazione di Carlo L. Ragghianti, 1966
  • Testimonianza di Mario Tobino, 1966
  • Saggio "I disegni di Tirinnanzi" di Carlo L. Ragghianti, 1982
  • Scheda 1992 di Pier Carlo Santini
  • Due autoritratti




 

Oggi 9 dicembre ricorre il ventesimo anno della morte di Nino Tirinnanzi, artista che nel 2023 è stato ed è tuttora ricordato con vari eventi in occasione del centenario dalla nascita.

Poiché Tirinnanzi è stato fin dal dopoguerra partecipe convinto alle iniziative di Carlo L. Ragghianti a Firenze e in Toscana, nonché sostenitore di quelle sociali e culturali, ci è sembrato opportuno ed utile ricordarlo anche nel nostro blog.

L'amico gallerista ed editore Piero Pananti ai primi di ottobre mi manifestò l'intenzione di omaggiare Tirinnanzi con una pubblicazione  incentrata sui disegni inediti delineati nel 1956 per la rivista “Criterio” - fondata e diretta da C.L.R. - accompagnati anche da un mio scritto con la cronistoria dei disegni e inquadramento del ruolo e della presenza culturale del periodico nel biennio 1957-58.

Purtroppo circostanze impreviste non hanno consentito nei tempi previsti la realizzazione del progetto di Piero Pananti, il quale viene rimandato all'anno prossimo. Dato però che quanto di nostra pertinenza è concluso e disponibile, tenendo conto anche delle esigenze della Fondazione di Lucca, provvedo a pubblicarlo nella data prevista del 9 dicembre, giorno in cui vent'anni fa moriva Nino Tirinnanzi.

Utilizzo in questo post il materiale suddetto come introduzione, anche perché altrimenti per molti dei lettori di “Ragghianti&Collobi”, questa iniziativa resterebbe probabilmente ignorata.

Di conseguenza riproduco l'intera serie di disegni (67) che ritraggono alcuni dei collaboratori di “Criterio”, ricordando che essi sono inediti e anche perche così rappresentano una ulteriore donazione alla Fondazione Ragghianti di Lucca, la quale possiede già un discreto patrimonio di pittura e grafica, nonché una promettente raccolta di sculture.

Siccome è importante ricordare che prima di morire Tirinnanzi fece il significativo dono alla Fondazione Ragghianti di ben 50 disegni, li riproduco in questa sede dalla precoce pubblicazione in volume voluta da Grazia Lanzillo e introdotta da Raffaele Monti (Le donazioni alla Fondazione Ragghianti, Lucca, 1994).

Inoltre, come si evince anche dai contributi critici di C.L. Ragghianti, Tirinnanzi dimostra una spiccata qualità espressiva tramite il bianco/nero (disegno, anche quello acquarellato, incisioni) tanto da poterlo ritenere più dotato e spontaneo che nella pittura già molto studiata e riconosciuta di indubbia maestria e singolare espressione autonoma da quella del Maestro Rosai. Quindi riproduco per affezione il disegno che fu di mia madre ed ora è di mia sorella Anna, nonché l'incisione che il “Tiri” effettuò per la Cartella grafica edita dall'U.I.A. e stampata da “Il Bisonte” di Maria Luigia Guaita nel 1975.

A queste opere faccio seguire la riproduzione di due esempi (c.1950) di disegni estemporanei, eseguiti abitualmente dall'artista durante le riunioni. Ricordo poi, in 

quanto alcune volte testimone, il vezzo che Tirinnanzi coltivava di disegnare con penne biro o altro mezzo indelebile sui tovaglioli (e addirittura su tovaglie) durante le cene conviviali in trattoria. 

Ciò agitava i camerieri e arrabbiava i titolari indifferenti all'obiezione che il disegno valeva più del tessuto utilizzato (il che, se non erro, equivale ad un noto aneddoto di Picasso). Questo comportamento durò almeno fino a quando i più intelligenti cominciarono a chiedergli di firmare quanto delineato.

Sul piano critico è indispensabile riprodurre anche i due testi che C.L.R. ebbe a scrivere sull'arte di Tirinnanzi. Il primo scritto il 18.12.1966 presentò la mostra di T. presso la Galleria d'Arte Santacroce di Firenze, il cui “ricavato delle vendite sarà devoluto al Fondo Internazionale e alla Città di Firenze per il soccorso ai colpiti dall'Alluvione”. Nel dépliant è presente anche una testimonianza di Mario Tobino, scrittore molto amico di C.L.R. e di Tirinnanzi, cui allego un ritrattino fattogli dal pittore. Il secondo importante testo di Carlo L. Ragghianti (nel volume I disegni di T., Pananti 1982) rappresenta un'ampia disamina dell'attività dell'artista.

Molto legato all'allievo di Rosai nella sua permanenza fiorentina, Pier Carlo Santini siglò la scheda su Tirinnanzi per il Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955 (Edifir, 1992). Lo riporto come documento nel quale si colloca il pittore nel suo periodo iniziale fiorentino.

Colgo, poi, l'occasione di ricordare che Tirinnanzi nel 1956 fu da C.L.R. incluso tra i 60 Maestri del prossimo trentennio, mostra tenutasi a Prato che ebbe una certa risonanza, con polemiche, il contenuto della quale 67 anni dopo però sembra confermare la giustezza degli intenti di allora (vedasi il post del 28 settembre 2017).

L'anno dopo Tirinnanzi fu uno degli artisti esposti a “La Strozzina” nella mostra Grafica dei pittori fiorentini (Caponi, Faraoni, Farulli, Guasti, Loffredo, Tirinnanzi).

Accertata la sua presenza nei locali della pubblica Galleria in Palazzo Strozzi, ideata da C.L.R., in altre mostre prima (1951) e dopo, però di documentazione scarsa e confusa.

Debbo ricordare, infine, che nell'Archivio di Lucca si trova l'interessante corrispondenza tra Tirinnanzi e C.L.R. – e dopo il 1987 con Licia Collobi e il sottoscritto – non tanto per la quantità (scarsa, anche perché le occasioni di incontro in città erano frequenti, eppoi il telefono già imperversava), quanto per la netta prevalenza di lettere dell'artista caratterizzate da una singolare affezione e stima. Con la sua marcata calligrafia, Tirinnanzi esponeva propri problemi, condivideva, era solidale: un amico, quindi.

Ritengo, però, che una sede o una occasione di maggiore incisività storiografica ed espositiva siano più idonee per pubblicare questo carteggio con il rilievo e la diffusione che meritano.

F.R.



Un corpus di disegni di Nino Tirinnanzi



Nel 1955 Nino Tirinnanzi fu incaricato di eseguire una serie di ritratti di personalità della cultura e della politica per la rivista “Criterio”, in via di realizzazione operativa.

Brevemente: al punto 1. si rievocano la genesi e le caratteristiche del periodico; il punto 2. riguarda la cronistoria dell'insieme dei disegni eseguiti fino all'attuale esposizione nella Galleria Pananti di Firenze.


1. Nel gennaio di sessantasei anni fa iniziò la pubblicazione della rivista “Criterio”, con il sottotolo “Mensile di cultura, società, politica”. Questa pubblicazione fu ideata e diretta da Carlo L. Ragghianti, che chiese di essere coadiuvato nel Comitato Direttivo da Carlo Antoni, Leo Valiani, Bruno Visentini, quali espressione rispettivamente degli ambienti culturali di matrice liberale, socialista riformista, repubblicana lamalfiana. L'editore era Neri Pozza, che pubblicava la “Biblioteca di cultura” di cui Ragghianti era ideatore e coordinatore. La stampa fu affidata ad Enrico Vallecchi, che editava “Critica d'Arte” fondata nel 1935 dallo studioso lucchese.

Oltre al sostegno morale di Ferruccio Parri, concretamente “Criterio” fu supportato da Adriano Olivetti e marginalmente da un gruppo di imprenditori – credo veneti – raccolti da Bruno Visentini. La quarta di copertina (qui riprodotta assieme alla copertina di un fascicolo, figg. 1,2) del mensile elencava i collaboratori che avevano aderito all'iniziativa. A questo proposito, un allora giovane lettore, Paolo Emilio Pecorella (Pamir), entusiasta, disse alla moglie di Ragghianti Licia Collobi: “Ci sono tutti! E' un parterre de Rois”. In effetti in quell'elenco c'era quasi tutta la cultura laica e antifascista non soltanto crociana.

Sul piano politico lo scopo principale di “Criterio” era quello di armonizzare, e là dove era possibile unificare, le formazioni partitiche, stimolando – inoltre – l'orientamento autonomista del PSI, che finalmente si distaccava – già prima della rivolta ungherese – dalla subordinazione al PCI. L'intervento e l'azione politica del periodico si manifestava attraverso gli editoriali, volutamente anonimi quale espressione unitaria, in apertura di ogni fascicolo. Grazie alla notazione di C.L. Ragghianti sul proprio esemplare della rivista, sappiamo chi è stato l'autore di ciascun intervento. Più della metà degli editoriali sono del Direttore, dei rimanenti gran parte è di Leo Valiani, il resto fu scritto da Bruno Visentini.

Nella programmazione iniziale del periodico era previsto che di ciascun autore di articolo fosse stampato anche un ritratto disegnato al tratto. Questo compito fu assegnato a Nino Tirinnanzi. Molto probabilmente Ragghianti scelse l'allievo di Rosai avendone seguito l'attività ed anche stanti le assidue frequentazioni nella sede de “La Strozzina”, di “SeleArte”

e dei residui dello Studio Italiano di Storia dell'Arte ancora in Palazzo Strozzi da parte di Tirinnanzi amico di Alfredo Righi, Pier Carlo Santini, Nino Lo Vullo, e di tutti i precedenti segretari della galleria pubblica “inventata” da Ragghianti, come Alessandro Parronchi, Renzo Federici. Inoltre, alle cene seguenti la maggior parte delle esposizioni, Tirinnanzi – quasi sempre presente – si esibiva in disegni di ritratti, talora caricaturali dei convitati, come ad esempio si riscontra nel piccolo ritratto di C.L. Ragghianti (con le fattezze di certi fumetti americani d'anteguerra le cui strisce venivano da noi pubblicate proprio in quegli anni), ricavato dal contenitore di sigarette Turmac (ill. n. 3).

Non escluderei che questa esperienza grafica di Tirinnanzi abbia favorito o promosso la serie di disegni che un paio di anni dopo l'artista fece per illustrare il caso di cronaca nera Ghiani-Fenaroli.

Va ricordato che la redazione di “Criterio” venne situata al 2° piano del Palazzo Bartolini Salimbeni in Piazza Santa Trinita. Sede prestigiosa e con ampi locali, che ben ricordo perché per motivi di studio ne fui ospite negli intervalli scolastici dall'autunno del 1956 all'estate 1957: partivo in bicicletta da casa alle 7 e ¾, tornavo alle 19. Lì, oltre alle incombenze strettamente redazionali, si svolse anche una intensa attività – alla quale presenziai in via formativa – tra allievi di mio padre quali Raffaele Monti, Giacinto Nudi, e già – se non erro – Cesare Molinari e la segretaria di redazione Lara Vinca Masini.

La redazione all'origine doveva essere gestita da Maria Luigia Guaita, la quale però dovette rinunciare per sopravvenuti impegni. La decisione di sostituirla con Lara Vinca Masini fu determinata dal fatto che i Ragghianti la conoscevano fin dal 1953 perché incaricata (previa presentazione di Alfredo Righi) di coordinare la mia preparazione caotica per l'esame di terza media. Da allora fino all'università per me ella fu una delle guide, amica e consigliera per vari aspetti della cultura ma soprattutto per la lettura in vari orizzonti letterari che potei soddisfare con l'acquisto di libri soprattutto grazie alla piccola, grigia, ben prefatta e tradotta B.U.R., ideata dal benemerito Paolo Lecaldano.

In seguito, purtroppo Lara Vinca Masini fu sedotta dal canto circeo di Giulio Carlo Argan e, per diversi aspetti, tradì la fiducia in lei riposta dai coniugi Ragghianti che l'avevano promossa Segretaria di redazione di “SeleArte”. “Criterio” ebbe, tutto sommato, una diffusione che, dati i tempi, può essere considerata positiva, lusinghiera, mantenuta per l'intero anno 1957. Per il 1958 gli avvenimenti politici disaffezionarono gli “sponsors”, ragion per cui mio padre e l'editore decisero di completare il primo semestre e chiudere definitivamente quella non marginale esperienza culturale suffragata da molti saggi tutt'oggi di riferimento critico e storico.

Su “Criterio” mi risulta scarna e di scarsa qualità la storiografia, salvo quanto ne ha scritto – abbastanza diffusamente e con pertinenza – Andrea Becherucci sul suo libro Le delusioni della speranza. Carlo L. Ragghianti militante di una Italia nuova, Biblion Edizioni, Milano 2021.

sabato 2 dicembre 2023

Frans Hals

Leggo per caso in un giornale che si è inaugurata a Londra il 30 settembre (e si protrarrà fino al 21 gennaio 2024) una grande mostra monografica sul fenomenale artista olandese Frans Hals, nato tra il 1581 ed il 1585 – anche se ora mi sembra si propenda per il 1582 – e morto nel 1666.

Le vicende del pittore sono piuttosto semplici ed accertate, così come le analisi critiche che hanno via via sceverato repliche e collaborazioni attribuite al maestro più noto, come il caso dell'allieva Judith Leyster (1609-1660) della quale persino l'autoritratto fu dato alla mano di Frans Hals. Ripropongo l'intervento su Hals scritto per "seleArte" (n.60, nov.-dic. 1962, pp.17-29) da Licia Collobi perché lo ritengo tuttora valido contributo introduttivo a questo maestro, che da buona fama in vita fu poi negletto fino al recupero ottocentesco di Théophile Thoré-Burgher (1807-1869), e alla critica successiva alla quale, almeno in parte, non era sfuggito che certo ductus pittorico del maestro olandese si riscontrava nella modernità di quello di Manet, come si può vedere a pagina 27.

Nello stringato testo di mia madre ho soltanto sostituito a colori alcune illustrazioni in b/n. Dopo il saggio si presenta una scelta di dipinti di Hals in ordine approssimativamente cronologico. Riproduciamo anche due dipinti a lungo attribuiti al pittore e poi, vedo, assegnati a Judith Leyster,

collaboratrice col marito dell'artista di Haarlem. Aggiungo un dipinto, con il parere dello studioso Tancred Borenius (1885-1948), della serie "A merry company at the table" (Un'allegra compagnia a tavola), spesso illustrata da Hals ma anche da copisti e imitatori.

Nella scarsa letteratura critica su Hals pubblicata in Italia, ricordo che ha avuto dal 1964 larga e perdurante diffusione lo scritto di Silla Zamboni (1929-2013), docente di Storia dell'Arte presso l'Accademia di Bologna e l'Università di Torino. Questo testo equilibrato costituisce la presentazione del fascicolo n.36 dei famosi "Maestri del colore", editi dai Fratelli Fabbri.

Penso che sia giusto sottolineare che Hals è stato un pittore "molto individuale", un precursore "decisamente inusuale", che può colpire per la sua modernità di stile dell'ultimo periodo "straordinariamente libero".

Nel 1990 si tenne un'esposizione da Washington alla Royal Academy di Londra, a Haarlem patria del pittore, nella quale si dibatté sulle attribuzioni e collaborazioni, con esiti opinabili. M'auguro che l'attuale mostra e il suo catalogo chiariscano ulteriormente le situazioni discusse e discutibili.

F.R. (9 novembre 2023)