Come si può verificare nella pagina riprodotta a fronte (tratta da un elenco di fascisti repubblichini compilato dal C.T.L.N. due mesi prima dell'insurrezione di Firenze dell'11 agosto 1944) Primo Conti risulta fascista attivo di carattere spregevole: “lacché”. Questo documento a me noto fin dagli anni Sessanta, unito ad una antipatia personale di tipo viscerale (capita) fa sì che questa illustre personalità della pittura italiana della prima metà del Novecento risulti, più che indisponente, odiosa.
Perciò questa nostra scheda della rivisitazione della Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935” è meno particolareggiata di altre, ma non meno curata nei dettagli e nella importanza delle opere antologizzate, con il criterio della loro originalità e qualità.
Però a chi legge questo post casomai interessa sapere cosa pensasse C.L.R. di Conti come persona: perciò riproduco, dopo il suo commento del 1939, la lettera che lo storico lucchese scrisse al noto studioso René Jullian il 26 marzo 1973.
Carlo L. Ragghianti esordisce nell'attenzione sull'artista con queste parole: “il Conti che è però talora incline almeno al sospetto di cultura e di bisogni formali, pure risolvendoli pesantemente; e una schiera di altri” (in Indicazioni sulla pittura italiana contemporanea, “Leonardo”, n.3, 1936, p.76; saggio riprodotto in Il caso De Chirico, Critica d'Arte edizioni, Firenze 1979, pp. 97-101).
Più circostanziata la pagina (qui riprodotta prima della Antologia dei dipinti) pubblicata in “La Critica d'Arte” (a.V,
n.1,f. XXIII, gen. 1940) alle pagine 114-115 della recensione a La Terza Quadriennale d'arte italiana, Roma 1939.
Dopo le qui presenti schede per la Mostra 1915-1935 (1967), C.L.R. si occupa marginalmente dell'attività di Conti pittore in Bologna cruciale 1914 (volume Calderini ed. 1982 e, prima, fascicolo speciale n. 106-107 di “Critica d'Arte” del 1969).
L'attenzione critica di C.L.R. su questo artista (cui lo accomuna soltanto l'essere stati bambini “prodigio”) è rivolta e concentrata sull'attività di disegnatore, cui lo storico dedica la presentazione in una cartella di disegni (Il leggendario P.C., Viareggio 1977) e il libro (in collaborazione con Gigietta Dalli Regoli) P.C. Taccuini e serie di disegni fra il 1912 e il 1921 (Giunti-Martello, Firenze 1978). A quest'ultimo corposo saggio analitico sulla grafica di Primo Conti, forse dedicheremo un apposito post.
F.R. (22 luglio 2025)
P.S. - Spero che le ristrettezze senili mi consentano di relazionare sul libro Demetrio e l'oste burlone (Epistolario Primo Conti – Corrado Pavolini) a cura di Costanza Geddes da Filicaia e Marcello Verderelli, Edizione Università di Macerata, 2023). Si tratta di 514 fitte pagine tra questi due pilastri della cultura fascista, allora egemone mentre oggi non lo diviene perché i “neri” non hanno nemmeno più “intellettuali” all'altezza di questi due personaggi.
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