Carlo e Licia

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venerdì 7 novembre 2025

Lavinia Mazzucchetti - Minima Kantiana - Carlo L. Ragghianti e la musica - Ruggero Bonghi e Arnaldo da Brescia.

Precedenti:
  • (4 marzo 2022) I. Cremona; L. Viano; G. Veronesi; P. Portoghesi; P. Pierotti; C. Gubitosi; F. Gurrieri; A. Gimenez Yepez.

  • (4 aprile 2022) Sui CRITOFILM di Carlo L. Ragghianti.

  • (25 aprile 2022) Carlo L. Ragghianti: Tempo sul tempo, 1 - Croce e il mio lavoro - Un trentennio di lavoro - Cinema e cultura.

  • (7 maggio 2022) Verde - Vinciguerra - Fischl - Aristarco - Mazzariol - Zevi - ecc.

  • (19 maggio 2022) C.L. Ragghianti: 1. Un dimenticato?; 2. Bomba Atomica; 3 Partigiani; 4. Monumenti.

  • (21 giugno 2022) C.L. Ragghianti: 1. Polemiche; 2. Conferenze e convegni, recensioni.

  • (16 agosto 2022) Contini Bonacossi - Telmon - Wittgens - Mira - Musatti - Cavallera - Bufalini - ecc.

  • (20 agosto 2022) 1. Carlo L. Ragghianti: problemi critici - Cataloghi - Rassegne; 2. Su Giorgio De Chirico; 3. Cina 1955; 4. Vania Partilora.

  • (25 aprile 2023) Argan, Trombadori, De Libero, Einaudi, Benedetti, Nincheri, Tassi.

  • (28 luglio 2023) Laicismo – Moralismo – V. Spini – Unesco 1950 – G.B. Spinelli – Mentasti – ecc.

  • (2 novembre 2023) Eco-socialismo – La porta di Cremona – Italia-URSS – V. Stella – Lucca 1958 – Treccani – Concorsi università – Luca Pacioli – Estemporanea! - Mostra 1915-1935 – Bacchelli – Valiani – Ponte del Diavolo.

  • (16 aprile 2024) Erri pittori – John Constable – N.A. Dezède – Edith Cavell – Alfredo Righi – Mario Novi – C.L. Ragghianti “pro bono”, 1 – Politica e cultura – Arte e vita pratica – Né putiniano, né NATOamericano.

  • (26 maggio 2024) Donna, L. Russo, J. Lussu – R. Cobden – Cachet Fiat – S. Ragghianti – M. Du Camp – S. Minocchi – Colore – Socialismo – Edifici – Collobi – PdS-PD – Economia.

  • (15 giugno 2024) Polignoto – P. Bayle – Amministrazione Arti – "Arte in Italia" a Parigi – "Critica" di B. Croce – Educazione – B. Zevi – Ermetismo – Galli – Esodo Istriano-Dalmata – Editoria libraria.

  • (20 luglio 2024) B. Croce – E. Pound – Premio S. Fedele – Bomba atomica – Esorcismo – Accademie – Lavoro mentale – Critica – T. Carini – "seleArte"

  • (22 aprile 2025) Computer – Le Arti e l'Uomo – A. Marazza – La “Piccola Intesa” – Sindacato giornalisti – Commenti di Critica d'Arte – Matrimonio Ragghianti – A. Achmatova – A. Cantù – Bramantino – Sacré-Coeur di Parigi.




 



  • Lavinia Mazzucchetti

  • Minima Kantiana

  • Carlo L. Ragghianti e la musica

  • Ruggero Bonghi (1826-1895) e Arnaldo da Brescia (1090-1155)



Lavinia Mazzucchetti


Lavinia Mazzucchetti (1889-1965) debuttò nel mondo culturale come francesista traducendo due libri di Honoré de Balzac. Si affermò poi tra i più colti e preparati germanisti italiani e come corrispondente ed amica di Thomas Mann; fu anche pubblicista seguita con interesse.

Amica personale di Arnoldo ed Alberto Mondadori, fu loro consulente preziosa per quanto concerneva la cultura e la letteratura tedesca. Come qui riprodotto dedicò a Carlo L. Ragghianti una copia del libro Lettere a italiani (Le Silerchie Mondadori, 1962), nel quale risulta la principale interlocutrice dell'autore dei Buddenbrook. Dalla Fondazione Mondadori riprendiamo anche la biografia della Mazzucchetti ed un ritratto fotografico.



Penso che quasi certamente C.L.R. conobbe Lavinia Mazzucchetti e la frequentò già ai tempi di “Pietre” (rivista antifascista, 1926-28 e negli anni successivi gruppo di giovani intellettuali in diaspora). Certamente C.L.R. la frequentò a Milano quando il giovane studioso lucchese divenne, tramite Ferruccio Parri e Ugo La Malfa, aderente quindi rappresentante in Italia centro-settentrionale (Emilia e Veneto) di “Giustizia e Libertà”, fondata e guidata dalla Francia, fino al loro assassinio per ordine del governo italiano, da Carlo e da Nello Rosselli. Tempi nei quali era assai difficoltoso e pericoloso incontrarsi ed organizzarsi tra antifascisti non comunisti nell'Italia ancora saldamente e convintamente mussoliniana.




Minima Kantiana


Il coinvolgimento del pensiero di Immanuel Kant (1724-1804) nelle vicende mondiali in corso è evidente. Sembra evidente, però, che esso non sia pervenuto nella mente e nella coscienza di chi governa il mondo.

Kant è uno dei massimi pensatori di tutti i tempi e di tutte le civiltà; egli è stato e resta insuperato punto di riferimento di quanti hanno “pensato” dopo di lui. I potenti della terra – anche quelli che non l'hanno studiato o capito a scuola – hanno comunque consiglieri istruiti o informati culturalmente, di conseguenza non possono non conoscere la categoricità dei principi morali universali.

Ne consegue logicamente che è più lecito supporre che si ricusino anche i moniti kantiani da parte di chi guida (più o meno legittimamente) il destino dell'Umanità, con il risultato lampante che il destino della specie è affidato a “criminali”, efferati non dissimili da Hitler, Stalin, Franco, Mussolini e via Pinochet, Videla, ecc. elencando. Che fare? Caro Lenin (moderato stragista).

Elenco alcune notazioni su Kant del tutto casuali e limitate dal fatto che sono state scelte in Archivio soprattutto per la loro concisione. Dato che in queste circostanze mi sono imbattuto in Kant attraverso Lavinia Mazzucchetti, dalla sua vasta pubblicistica ripropongo il Kant di carattere aneddotico-divulgativo pubblicato ne “La Lettura” (maggio 1924), abbastanza coraggiosamente dato che il Fascismo era già operante quasi a pieno regime.

Da una vecchia antologia scolastica riproduco Gli studi di Kant di Ludwig E. Borowski (1740-1831), teologo evangelico tra i primi attendibili biografi del filosofo di Königsberg. Da una lettera del 22 marzo 1954, indirizzata a Guido Baglioni da Carlo L. Ragghianti, riporto la parte del testo che coinvolge Kant.







Parenteticamente mi fa piacere qui ricordare con i migliori auguri Guido Baglioni (Brescia, 1928 – vivente), autore del primo studio critico sul pensiero di C.L.R., poi emerito professore universitario di sociologia, legato al sindacato CISL, di cui egli fu tra i promotori del Centro Studi di Firenze. Col babbo lo incontrammo per l'ultima volta a Milano in occasione dei funerali di Riccardo Bauer (1982). Penso rammaricato alla sua tristezza e al suo sconforto nel vedere il sindacato di Pastore, Carniti ecc. nelle mani di zelanti aderenti alla maggioranza che non riesce a pronunciare la parola antifascismo. [23 ottobre 2025: rilevo casualmente che al Centro Studi della Cisl di Firenze è finito sotto provvedimento disciplinare e “rischia il licenziamento” il Direttore Francesco Lauria. “La sua colpa? Aver curato la nuova edizione del saggio di Guido Baglioni La lunga marcia della Cisl”].

In occasione del II centenario dalla pubblicazione de La critica della ragione pura (1981), ci fu una vasta pubblicistica accademica e giornalistica, da cui traggo Filosofia e vita morale di Kant (“Rivista di studi crociani”, lug.-sett. 1981) della studiosa Giacoma Maria Pagano.

Lucio Colletti (1924-2001) con Tre punti di vista su Kant (“Nuova Antologia”, n.2158, 1981) espone con taglio marxista la critica alla critica di Kant, coinvolgendo Hegel. Anche Rosario Assunto (1915-1994) in “Prospettive libri” (mar.-apr. 1981) analizza il contenuto de La critica della ragione pura, però con taglio differente e velatamente polemico col Colletti.

Nella precedente scelta di testi si è privilegiato l'aspetto filosofico dell'opera Kantiana, accantonando quanto se ne può collegare e come con l'intricata situazione “criminale” del pianeta. Per questo motivo ricordo allusivamente una intervista al diplomatico e volente storico Sergio Romano, che nel 1993 (in “L'Espresso”, 20 giugno) commenta la situazione nella Bosnia in seguito al disfacimento della Jugoslavia di Tito. Conclude il post la citazione kantiana su Quando l'intervento è legittimo, che non tiene – ovviamente – conto del caso in cui l'aggressore sia costretto ad esserlo dalle provocazioni concrete dell'avversario. Essendo argomento di attualità, chiudo questa scheda segnalando la recente (2022) edizione di Per la pace perpetua, con cura e traduzione moderna di Giovanni Bresci.




Carlo L. Ragghianti e la musica


Al di là della bibliografia nota, questa lettera inviata ad Arrigo Benedetti, direttore de “L'Espresso”, è un documento autobiografico determinante circa la profonda conoscenza pratica e culturale della musica da parte di mio padre. La missiva fu motivata da un increscioso, per non dire lesivo, articolo di Manlio Cancogni su Giuseppe Verdi.

Riproduco questa importante precisazione per le notizie inedite che fornisce, cui faccio seguire la lettera di scuse del giornalista, già suo partigiano. Aggiungo soltanto un fatto poco noto: C.L.R. dedicò al suonare il violino otto anni, dall'infanzia all'adolescenza, con risultati apprezzabili. Dovette interrompere questa attività in parte perché costretto ad esulare da Lucca in seguito al Bando fascista; in parte perché le sue dita non riuscivano a completare in maniera permanente il callo necessario ai violinisti per poter suonare.

Manlio Cancogni




Manlio Cancogni (1916-2015) è stato professore di liceo, giornalista e scrittore dotato, però con le tipiche fragilità contraddittorie tra essere e dire, per le quali in Italia non è mai stato possibile realizzare una “sinistra laica” veramente coerente nel tempo e nelle intenzioni e tanto meno rivoluzionaria. Cancogni finì cattolico praticante come altri non pochi, tra i quali cito soltanto due casi che ho avuto la ventura di verificare personalmente. Il primo è stato Riccardo Francovich (1946-2007) precocemente scomparso, il quale fin da ragazzo preadolescente era bestemmiatore abituale, imbarazzante mangiapreti poi tramutatosi in segretario regionale della Margherita (partito di cattolici sociali, quali Prodi ad es.); l'altro convertito, che vidi inginocchiato a pregare con fervore la Madonna nel Carmine di Firenze, fu Antonello Trombadori (1917-1993), comunista di spicco con trascorsi intransigenti.

Di minor valenza e portata sociale non posso negare ben due casi di conversione tra i quattro figli di Carlo L. e Licia Ragghianti, tutti non battezzati alla nascita.

Come documento curioso per Cancogni (sotto lo pseudonimo di Cicikov) riproduco un appunto sarcastico (1945) sull'abitudine di papa Pio XII di “sdottorare” con e su tutte le categorie sociali. Riproduco. Altresì un ritratto che Mario Marcucci nel 1980 fece a Manlio Cancogni.

F.R. (8 ottobre 2025)

Ruggero Bonghi (1826-1895) e Arnaldo da Brescia (1090-1155)


La presente, come scrivono gli accademici, nota è la conseguenza del ricollocamento in biblioteca del libretto (di cui riproduco copertina, frontespizio, Presentazione di Libero Bigiaretti e l'estratto del finale del volume) che è stato uno dei primi libri da me comprati con la modesta “paghetta” (il termine però si diffuse diversi anni dopo).

Lo elencai col n.203 quando feci il primo censimento dei miei libri personali distinti da quelli dei genitori quando andammo ad abitare in Viale Petrarca 14 (1953), conservandoli nella limonaia-magazzino. Fino a quel tempo avevo letto prevalentemente opere prestate dalla Biblioteca del Gabinetto Vieusseux. I direttori furono Eugenio Montale (1896-1989), deferentemente salutato, e Alessandro Bonsanti (1904-1984), il quale fu così gentile da indirizzarmi e consigliarmi singole opere diverse da quelle di Verne e Salgari e dagli scrittori francesi, che avevo “scoperto” e adottato dopo I tre moschettieri di Dumas regalati dal babbo nel 1948 a Castiglion de' Pepoli.

Questo Arnaldo da Brescia lo acquistai perché avevo letto che si trattava di un “ribelle”. Non ricordo se allora lessi la Presentazione di Libero Bigiaretti (1905-1991, noto tanto da arrivare alla mia considerazione positiva) però adesso l'ho letta: è utilissima per inquadrare la personalità di Ruggero Bonghi, cattolico anticlericale, tanto da scrivere “la violenza distrugge i violenti” a proposito dei soprusi e delle persecuzioni avvenute per colpa della Chiesa nel 



corso della sua storia. Di Arnaldo scrisse: “i tempi in cui … nacque, imparò, predicò, visse non erano adatti a raccogliere nessun frutto del pensiero di lui. Precursore di altri tempi era in verità estraneo ai suoi”. Vale la pena comunque di leggere le ultime pagine del libro, benemerita edizione “Universale Economica”, da cui poi nacquero le Edizioni Feltrinelli.

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