Sommario: Redazionale – C.L.R.: “Problemi di Delacroix” – Documenti contemporanei francesi – Opere fino al 1829.

Grandissimo artista, pittore romanticamente trascinante, disegnatore incisore e acquarellista degno di sé stesso, indubitabilmente Eugène Delacroix è tra i massimi protagonisti della cultura francese del XIX secolo.
A Parigi in particolare si concentrò un insieme eterogeneo di personalità eccezionali che sulla scia dell'egemonia politica e sociale nata dalla Rivoluzione del 1789 e parzialmente promossa da Napoleone, riuscì a creare ed irradiare in tutti i campi del creare e del sapere una koiné che ha trascinato l'Europa intera in ammirato collegamento.
Il mondo occidentale ne è stato affascinato fino al tentativo egemonico – riuscito appieno soltanto sul piano linguistico imponendo l'inglese – di allineamento all'imperialismo statunitense cresciuto con la Prima Guerra Mondiale fino all'attuale rottamatore, paranoicamente vendicativo Donald Trump.
Oltre che artista di primo piano riconosciuto e stimato dai contemporanei, Delacroix è stato anche un cittadino socialmente rilevante nonché un testimone del suo tempo tramite il suo Journal (Diario).
Questa imponente, moderna e sconcertante, opera è un faro sul costume e le lettere contemporanee anche per la sua meticolosità. La fortuna propriamente critica di Delacroix è forse stata meno considerata in confronto a quanto avvenuto in ricerche stilistiche e di problemi analitici riguardo ad altri artisti di più difficoltosa lettura, di indagine storiografica più intrigante. D'altra parte la discendenza diretta da Rubens, per es., è palese e l'adesione tematica al “romanticismo” è esplicita.
Ne consegue che anche C.L.R. ha dedicato a Delacroix un'attenzione di giudizio, di analisi apparentemente meno assidua e più saltuaria. Il fatto, poi, che il saggio direttamente indagatore sull'artista, Problemi di Delacroix (1949) sia firmato con uno pseudonimo, quello di “Camillo Panizzi”, non vuole sminuirne il ruolo, la valenza e la qualità espressiva (assai originale) di Delacroix. Casomai C.L.R. ha usato uno pseudonimo perché a questo testo non fosse data – vista la fama di “polemista” attribuitagli – una considerazione che nella contingenza del momento (che ignoro) potesse suscitare un improprio dibattito sull'artista.
Il saggio del 1949 (pubblicato in “Critica d'Arte”, III s., n.2, luglio) fu ristampato ne Il pungolo dell'arte (Biblioteca di cultura, Pozza, 1956, pp.304-312) con in aggiunta al titolo espressioni e scelte nella storia. L'esemplare della rivista nella serie rilegata personale di C.L.R. sotto la firma a stampa “Panizzi” reca la scritta autografata che attesta C.L. Ragghianti quale autore del saggio.
Lo pseudonimo “Camillo Panizzi” adottato da C.L.R. come espediente d'autore, non è l'unico usato da mio padre, non è stato spiegato nel perché né da lui né da altri, mi pare. Ritengo che possa riferirsi ad un sincretismo tra Antonio Panizzi e Camillo Benso conte di Cavour, personaggi per altro autori di una reciproca corrispondenza.
Antonio Panizzi (1797-1879) patriota, bibliotecario e bibliografo illustre, fu tra l'altro Direttore della Biblioteca del British Museum di Londra dal 1856 al 1866 e nominato “Sir” dalla regina Vittoria. Patriota ed esule, perché condannato a morte dal duca di Modena, in Inghilterra divenne autorevole rappresentante del Risorgimento italiano.
Camillo Benso di Cavour (1810-1861) è sempre stato profondamente amato e studiato da mio padre che ne ammirava l'opera come statista e patriota esemplare cui si deve la concreta unità d'Italia.
Tanto apprezzato che il suo vecchio e caro amico Delio Cantimori, nella breve parentesi dei miei studi con lui (comunque 30 e lode all'esame) proprio in ricordo delle animate e dotte discussioni alla Normale di Pisa con l'amico C.L.R., l'ormai leggendario storico mi propose come tema della tesi di laurea proprio Cavour (in alternativa si era parlato, cioè lui aveva proposto, nientepopodimenoché Giuseppe Mazzini). Ne fui terrorizzato, consapevole della mia inadeguatezza. Sono anche sicuro che il sospetto che con ciò si volesse liberare della mia presenza – come so facesse abbastanza spesso anche con giovani “professori-cacati” (come si usava dire alla Normale di Pisa di certi “secchioni”) – è da escludere, dato il concreto comportamento amichevole del Maestro nei miei confronti e dato l'andamento delle proficue – per me – discussioni socio-politiche e storiche che intrattenemmo. Comunque concomitanti altre – amare – vicissitudini e l'improvvisa morte di Cantimori mi allontanarono dall'Università (media degli esami 29e90). Piuttosto che lo straniamento volgare e violento pre '68 meglio lavorare e imparare a catalogare, a concepire e realizzare riviste e libri. Fu un errore.
F.R. (25 luglio 2025)
Appassionato della cultura francese ed ancor più conoscitore e collezionista dell'incisione sui libri e riviste del secolo XIX, specialmente xilografie e litografie, amo anche le acquaforti, puntesecche, ecc., però esse si trovano prevalentemente inserite in riviste d'arte o in edizioni di lusso a tiratura limitata.
Perciò ripropongo alcune riproduzioni da
“Magasin Pittoresque” e dal “Musée des familles”, soggetti che ho rinvenuto inerenti Delacroix. Probabilmente ne posseggo altri tratti da opere dell'artista; se rinvenuti li aggiungerò come appendice a questo post. Credo che le immagini di Goetz von Berlichingen, che fu la prima mia lettura goethiana, siano meno note e riprodotte.
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