Carlo e Licia

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domenica 24 agosto 2025

Licia Collobi Ragghianti: Beato Angelico.

Nel gennaio di quest'anno in un elenco di manifestazioni espositive in Italia durante l'anno, ho notato che dal 26 settembre 2025 al 15 gennaio 2026 a Firenze, anche in Palazzo Strozzi, è prevista una Mostra dell'Angelico.

Sono stato colpito dal vedere implicato Palazzo Strozzi in questa impresa di cui ignoro intendimenti e consistenza. Ciò per due motivi. Il primo, futile per altri, ma importante per me: il Palazzo è la mitica sede dove ho trascorso molto del mio tempo dai 7 anni all'adolescenza. Secondo, ho più seriamente ripensato agli studi dei miei genitori sull'Angelico e a quelli in particolare sviluppati da Licia Collobi proprio in quegli anni. Ho ricordato anche che i Ragghianti hanno organizzato e curato in quel Palazzo tante mostre anche molto importanti e di grande risonanza (un solo esempio: Arte in Italia 1915-1935) e, per di più, c'è da considerare la ventennale attività di “La Strozzina” (1947-1967) ideata da mio padre e subito diventata punto di riferimento non soltanto nazionale della visione dell'arte, prevalentemente contemporanea (in proposito si vedano i post del 15 ottobre 2018 e del 17 novembre 2018).

A monte degli studi di Licia Collobi sull'Angelico c'è l'incarico ricevuto formalmente dal Soprintendente alla fine del 1949 di preparare la “Mostra del Beato Angelico” che si intendeva allestire in occasione del quinto centenario della morte del frate domenicano pittore.

L'obiettivo della Mostra prevista per il 1955 doveva essere di approfondimento e sviluppo di recenti interpretazioni critiche sull'artista. L'Angelico era da sempre ammirato anche se con considerazioni critiche iniziali sottolineanti la sua “primitività” ingenua e religiosamente edificante. Però Matteo Marangoni, il dotto studioso Saper vedere e maestro di Ragghianti, all'inizio degli anni '20 del Novecento aveva orientato la comprensione della poetica dell'Angelico basata sull'inquadramento prospettivo e volumetrico rivoluzionario, compreso e, de facto, assimilato dagli artisti coetanei e più giovani maggiormente rappresentativi.




Nel dettaglio, l'interesse particolare di Licia Collobi per l'Angelico fu determinato dall'incarico affidatogli dal Soprintendente Pacchioni, al quale con la lettera del 24 ototbre 1950 rispose in tre pagine, in “burocratese”, nel quale mi par di scorgere una certa ironia. In concreto la studiosa espone il risultato della propria ricerca e delinea le necessità operative per realizzare quella notevole impresa. Impresa che fu poi affidata per la realizzazione concreta ad altri, guidati da M. Salmi, con altri criteri che suscitarono decise reazioni sia da parte di Licia Collobi che da parte di Carlo L. Ragghianti. Tra il 1950 e il 1954, nel frattempo, Licia Collobi studiò la problematica sull'artista i cui risultati presentò nel saggio Studi Angelichiani (in “Critica d'Arte”, n.7, gennaio 1955) , che così “seleArte” (n.18, mag.-giu. 1955, p.70) presentò ai propri lettori:



Come sopra detto, la reazione di Licia Collobi alla effettiva Mostra allestita in Firene fu criticamente argomentata nel saggio Una mostra dell'Angelico (“Critica d'Arte”, n.10, luglio 1955). Più marcata, polemicamente circostanziata, fu la “stroncatura” di C.L. Ragghianti, come si vedrà nell'apposito post a questo successivo.

Naturalmente gli interventi riguardanti l'Angelico da parte dei Ragghianti ci furono in altre pubblicazioni, alle quali si può accedere approfondendo singole voci bibliografiche. Nella sola “seleArte” alla voce sull'artista nato a Vicchio di Mugello sono registrate 25 citazioni in altrettanti fascicoli della rivista (v. “seleArte”, Indice generale 1952-1966, Fondazione Ragghianti, Lucca 2003).

Data la particolare qualità e “affabilità” delle opere dell'Angelico ho pensato di allegare ai testi del post con gli scritti di Licia, anche una carrellata di opere intere e di particolari del Maestro.

F.R. (9 giugno 2025)



sabato 16 agosto 2025

Eugène Delacroix, 3

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In questo terzo post dedicato all'arte di Eugène Delacroix riprodurremo tre interventi e una lettera di Carlo L. Ragghianti. Dei tre scritti pubblicati in “seleArte”, i primi due sono del 1962 mentre il terzo (che è un vero e proprio saggio) è del 1963 (n.68).

Di quest'ultimo articolo esiste una discrepanza tra l'indice della rivista (nel quale lo scritto è siglato G.L.M., cioè Gian Lorenzo Mellini) e il fatto che lo scritto non è firmato. Secondo la consuetudine in “seleArte” invece ogni intervento di terzi (cioè di altri autori oltre i coniugi Ragghianti) è rigorosamente firmato per esteso.

Questa contraddizione tra indice e resto della pubblicazione, penso sia dovuta al fatto che – dato il proprio carattere suscettibile – Mellini abbia ritirato il suo scritto, non accettando i rilievi della Direzione. L'articolo risulta così “redazionale”, cioè nei fatti con stesura di Licia Collobi con interventi di Carlo L. Ragghianti. 

Il fatto per altro era notorio, tanto che anche il volume (2003) con l'Indice generale di “seleArte” non attribuisce il saggio a Mellini.

La lettera indirizzata da C.L. Ragghianti a Giuseppe Mazzariol in data 10.10.1986, riguardante il rapporto Baudelaire-Delacroix, viene stampata trascritta dall'originale lesionato e sbiadito. In essa si intende “stabilire un parallelismo (con grandi divergenze) al posto di una presunta convergenza e coerenza”.

In La critica della forma. Ragione e storia di una scienza nuova (Baglioni e Berner, Firenze 1986), C.L.R. intitola un capitolo Da Delacroix a Matisse (pp.142-154), nel quale rinnova “la rivendicazione dell'autonomia che è dopo il Vico l'idea principe dell'estetica e delle poetiche del secolo XIX”. Osservando che “sempre più colpisce la continuità di concezione dell'arte che si verifica da Delacroix a Matisse”.

F.R. 8 giugno 2025


lunedì 11 agosto 2025

11 agosto 1944 – Liberazione di Firenze

In questa epoca bellicosa, con una trionfante, tronfia gestione politica dell'Italia da parte di revenants figli e nipoti dei fascisti sconfitti (alleati con i nazisti, quindi allora complici del genocidio di ebrei, di antifascisti, di omosessuali, di Testimoni di Geova, di Zingari) e dei loro odierni compiaciuti alleati di estrema destra leghisti, dei liberisti elitari post-berlusconiani, di cespugli “moderati”, ricordare certe ricorrenze non è solo triste e svilito ma anche ambiguo stante le discutibili personalità, spesso sospettate di pancleptocrazia, di molti che ne sarebbero i celebranti.

Oggi lo schieramento genocida è ribaltato ma identico nell'implicita ideologia suprematista “occidentale” e bianca.

Quindi proprio oggi, se non altro per informare e fornire documenti rari o inediti, è opportuno ricordare e rendere note circostanze per di più collegate strettamente a Carlo L. Ragghianti, come la notizia di un documentario della BBC (che andrebbe recuperato e tradotto, prima che gli eredi delle solite manine altera/distruggi archivi lo facciano sparire).

Qui si tratta in particolare di un dossier che C.L.R. inviò l'11 luglio 1983 alla BBC perché servisse da fil rouge ad un documentario sulla Liberazione di Firenze. Lo riproduco integralmente, anche se la prima parte è costituita da pagine estrapolate da Una lotta nel suo corso, libro del 1954 che abbiamo postato completo di corrispondenze e recensioni nel nostro blog qui.

Il dossier è preceduto dalla significativa lettera del 15 maggio 1981 indirizzata a Mister Wallace della BBC. Ignoro quanto è avvenuto prima e dopo, fino al 1983, quella lettera, anche se penso che la documentazione sia rintracciabile negli archivi dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze e nella Fondazione Ragghianti di Lucca, così come le indicazioni deducibili dall'incartamento.

La mia memoria di ottuagenario avanzato, per di più valetudinario, non mi fa ricordare come sono venuto a conoscenza dei dati manoscritti da me sopra la lettera dell'11 luglio 1983 che C.L.R. inviò a Vivianne King e Dominic Flessati della BBC di Londra. Sempre V. King ringrazia mio padre, “per aver dedicato tanto del suo tempo”, con la lettera in italiano del 2 dicembre 1983.

Dopo le pagine di Una lotta nel suo corso (libro curato da Licia Collobi R. coadiuvata da Alessandro Contini Bonacossi, amico e stretto collaboratore di C.L.R. durante il 1944-45), è collocata una pagina dattiloscritta, firmata e datata 11 luglio 1983, nella quale mio padre dedica i successivi ricordi al maggiore Macintosh, rievocando il contesto storico e il riconoscimento ufficiale Alleato del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale.

Alla prima parte ne segue una seconda consistente in sette pagine dattiloscritte non numerate di cui le prime tre (più cinque righe della quarta) sono dedicate al “Passaggio delle linee di combattimento sul Ponte Vecchio”. Sono un documento inedito di quell'impresa straordinaria. Il resto del dattiloscritto contiene alcune note dal libro From Cloak to Dagger (London, W. Kimbler, 1982) scritto dal maggiore Charles Macintosh. Parenteticamente: non capisco perché questo dossier non sia stato segnalato ad Andrea Becherucci, il quale ha curato gli ottimi due volumi degli Scritti politici (2024) di C.L. Ragghianti. Infatti se io ne ho una copia, nell'Archivio di Lucca ci dovrebbe essere lo stesso incartamento. Anzi, l'Archivio dovrebbe contenere un altro Dossier con materiale affine e complementare.

Riproduco ancora una volta quella che risulta essere l'unica fotografia del primo ingresso di Alleati in Firenze l'11 agosto 1944, mentre partigiani e popolo già combattevano contro i nazifascisti e i loro micidiali cecchini. In prima fila da sinistra con la camicia chiara c'è C.L.R. con accanto un sergente scozzese che gli punta un mitra alle spalle; la terza persona è il maggiore Charles Macintosh. Sullo stato deplorevole della fotografia si potrebbe andreottianamente “pensar male”, ecc. Però con le catastrofi che ci circondano, non val la pena di polemizzare.

F.R. (23 giugno 2025)





venerdì 8 agosto 2025

Emi-Immigrazione, 2.

Precedente: Emi-Immigrazione, 1 (24 giugno 2025)

 

In questo secondo post, assieme ad alcune immagini, si ripropone una sintetica scelta di interventi sullo scottante e tuttora invadente problema, ben lungi da soluzioni ragionevoli ed umane, crocianamente “cristiane”.

Sono solo esempi tratti tra gli scritti di commentatori noti ed affermati come

studiosi o critici dell'argomento.

Non riporto note ulteriori al 2005, perché il dibattito su emi-immigrazione, anziché su proposte o soluzioni costruttive mi sembra si sia svolto (quasi esclusivamente) in senso polemico e con orizzonti confusi e tutt'altro che risolutivi.



Da "Tempo", 16.02.1965

domenica 3 agosto 2025

Carlo Ludovico Ragghianti 1910-1987


Critica d'Arte, IV s., n.15, ott.-dic. 1987

 

Sono già stati postati nel blog tre puntate di Necrologi, elogi funebri, ricordi ecc. (vedasi 31 dicembre 2017; 31 dicembre 2018; 18 marzo 2023) pubblicati in occasione della morte di C.L. Ragghianti. Anche la rivista ideata da C.L.R., “Critica d'Arte”, fondata nel 1935, dedicò al direttore il seguente “necrologio”, comprensivo di biografia e bibliografia essenziale, documenti fotografici.

Ci è sembrato opportuno richiamare l'attenzione, trentotto anni dopo, sulla

poliedrica personalità di un uomo coerente e combattivo come Carlo Ludovico Ragghianti. Egli, se oggi vivente, non avrebbe certo condiviso la quieta vacuità di tanti cosiddetti intellettuali, né la quieta compromissoria pseudo opposizione ad un governo che rappresenta la negazione dei nostri principi costituzionali, in un mondo che nuovamente tende a fascistizzarsi con l'evolversi prima in regimi di cosiddetta “democratura”, poi in plutocrazie feudali o in tirannie religiose e razziali furibonde.

F.R.